La definizione formale di narcisismo è “Culto innaturale o patologico della propria persona“.

Quando si parla di narcisismo occorre però considerare che vi è una molteplice varietà di gradazione di tale culto e che per tale motivo si utilizza più opportunamente l’espressione paesaggio narcisistico.
Volendo semplificare per chiarezza espositiva, tenendo ben chiara la coesistenza nello stesso individuo di varie sfumature e di una fluttuazione di comportamenti da una polarità all’altra nei diversi momenti della vita e/o  seconda delle situazioni,  possiamo individuare un continuum che va dal narcisismo fragile, al narcisismo arrogante e nelle forme più gravi al narcisismo maligno e alle forme di psicopatia.
L’equilibrio narcisistico o narcisismo sano si raggiunge quando l’individuo ha una forma sana di amore positivo per se stesso, nel senso che è in grado di prestare la giusta attenzione alle proprie esigenze psichiche, ma nutre la stessa forma di amore per l’altro. In una relazione sana è presente l’empatia , la preoccupazione per l‘altro, un genuino interesse per le sue idee, la capacità di tollerare l’ambivalenza dei propri sentimenti, la capacità di gratitudine, la capacità di gioire anche delle soddisfazioni dell’altro. A volte ci si serve dell’altro per gratificare i propri bisogni ma tendenzialmente c’è un sano rispetto per l’altro. C’è il desiderio di realizzarsi senza manipolazione dell’altro o essere sleali. Il narcisista sano cerca l’attenzione  dell’altro, ma all’interno di uno scambio in cui ciascuno dà qualcosa all’altro non riducendo l’altro a essere soltanto un contenitore delle sue grandiosità o delle sue scorie.
Il narcisismo sano si trova a metà strada fra il narcisismo fragile e il narcisismo arrogante e maligno.
Il cosiddetto narcisismo fragile o Covert, ossia nascosto, si caratterizza per l’attribuzione negativa del valore che il soggetto ha di sé. Sentimenti di inferiorità, di impotenza, scarsa considerazione di sé caratterizzano il narcisista covert, che al contempo idealizza l’altro che reputa forte, fonte di ammirazione da parte degli altri, pur invidiandolo diventa un suo adulatore per poter risplendere della sua luce.
Al contrario il narcisista arrogante-prepotente o Overt si caratterizza per un’idea grandiosa di sé, vive sentimenti di superiorità, arroganza, onnipotenza, tratta gli altri come un pubblico in continua sua ammirazione; presenta un nucleo di fantasie onnipotenti e autocelebranti. La clinica ci insegna che è possibile un salto verso la dimensione più maligna a partire dal narcisismo overt.
Manipolazione dell’altro,  sfruttamento interpersonale, perversione relazionale,  sadismo, tratti paranoidi, assenza di rimorso, infrazione delle regole della convivenza, violenza interpersonale sono elementi del narcisismo maligno. Spesso in una relazione con un narcisista arrogante- maligno, quando finisce la dimensione adorante da parte del partner si innesca nel narcisista un meccanismo di rabbia tale da portare alla continua denigrazione del partner e a volte anche al suo maltrattamento fisico.
Quando il partner nel tempo comincia a manifestare la necessità di una separazione, del riconoscimento di propri bisogni – “Non credo più tanto nel nostro rapporto”, “ho bisogno di più tempo per me”, “voglio lavorare”- si crea una frattura profonda, il narcisista vive uno stato di intensa rabbia per l’insopportabile ferita subìta. L’altro infatti non è mai stato visto come separato da sé, ma “è un oggetto da usare e abbandonare secondo i propri bisogni narcisistici, incurante dei suoi sentimenti” (Gabbard, 1995) e non è accettabile questa sua richiesta di separazione, di indipendenza.
Per comprendere la storia del narcisista, il suo strutturarsi occorre considerare più elementi: il  background biologico- temperamentale, il background  familiare (quali aspettative ripongono i genitori) e il contesto culturale di crescita. In un contesto clinico, è importante aiutare il soggetto con personalità narcisistica a rinarrare la propria storia, come è stato guardato, amato o non amato , riconosciuto o non riconosciuto, valutato o svalutato, per comprendere che eredità porta nella relazione di coppia. Spesso la personalità narcisistica individua i bisogni dell’altra persona scegliendo personalità dipendenti, adoranti, almeno all’inizio dei rapporti. Si tratta di storie di mancato riconoscimento dell’altro e, da parte di entrambi,  di mancata capacità di cogliere quel terzo elemento che è la coppia. Una sfida terapeutica è pertanto scardinare l’auto-rispecchiamento, l’autocelebrazione individuale per una relazione in cui sicuramente si fa sì riferimento al sé e all’immagine di sé , ma si vive una dimensione relazionale in cui per la coppia è possibile pensare di negoziare la reciprocità dei propri spazi e dei propri bisogni.
Per un approfondimento: Vittorio Lingiardi, Arcipelago  N variazioni sul narcisismo, ed. Einaudi 2021