
Per comportamento problematico si intende un comportamento di intensità, frequenza o durata tali da mettere in pericolo la sicurezza fisica della persona e degli altri, quali comportamenti aggressivi, distruttivi e autolesionistici.
Si tratta anche di comportamenti che limitano l’accesso della persona a setting, attività, servizi ed esperienze condivise.
I comportamenti problematici sono le punte dell’iceberg di sottostanti fattori psicologici (come una grave disabilità, una bassa tolleranza alle frustrazioni, difficoltà nell’autoregolazione del comportamento e nella gestione delle emozioni), fattori sociali (insuccessi scolastici, abbandono, isolamento sociale) e fattori biologici (comorbidità sindromica).
Un primo fondamentale passo nell’intervento sui “comportamenti problema” (C.P.) è comprendere cosa il soggetto vuole comunicare attraverso la messa in atto di quel comportamento. Perché l’individuo sta agendo attraverso questa condotta disadattiva? Cosa vuole ottenere? Quale bisogno intende soddisfare? Ogni comportamento problematico infatti implica uno scopo che l’individuo non riesce a comunicare in altro modo poiché non ha raggiunto competenze comunicative adeguate e funzionali. Si tratta di una forma primitiva di comunicazione, fisiologica nei bambini piccoli prima del completamento dello sviluppo linguistico.
Ogni individuo ha bisogni primari da soddisfare o situazioni che intende evitare, la difficoltà comunicativa fa sì che il soggetto per esprimere o raggiungere un bisogno o evitare una situazione per lui sgradevole metta in atto un comportamento problematico.
Fra i bisogni primari ci sono i bisogni di attenzione, il bisogno di ottenere affetto o qualcosa di tangibile, ottenere un piacere interno come nel caso delle stereotipie, evitare determinate situazioni che creano disagio per esempio la richiesta di compiti di difficile soluzione per il soggetto . I comportamenti problematici sono la strategia migliore che la persona ha appreso per raggiungere i propri scopi.
Generalmente le persone hanno un insieme di comportamenti che utilizzano in una data situazione e in un dato contesto, pertanto è fondamentale analizzare come il contesto ambientale risponde e mantiene il verificarsi di quel comportamento.
L’assessment funzionale del comportamento permette di valutare la funzione dei comportamenti disadattivi.
Esso serve per operazionalizzare i comportamenti target, prevedere i tempi e le situazioni del comportamento in esame, identificare le variabili che mantengono un dato comportamento e comprenderne il significato e la funzione.
Per un ulteriore approfondimento consigliamo: Intervento della dott.ssa Mongelli “Gestione comportamentale della disabilità intellettiva”, Troina, aprile 2021.
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